Figlia del Notaio Costantino e di Anna D’Alessandro nacque nel rione San Piero nel 1750, all’età di 19 anni sposò Bernardo Brigida (anche lui figlio di Notaio) di anni 21 e dal loro matrimonio nacquero cinque femmine e due maschi: Basso Maria Brigida (1775) e Federico (1777) ai quali è intitolato un Corso della Città.
La sua vita, che si preannunciava serena e felice, prese invece una piega drammatica a cominciare dalla morte del marito avvenuta nel 1783. Per quanto scomparso assai prematuramente, Bernardo lasciò alla giovane moglie e ai figli non soltanto parte del patrimonio avuto dalla famiglia di origine ma anche quello assai più cospicuo derivatogli dalla sua attività commerciale intrapresa dopo essere stato scrupoloso Cassiere della Regia Dogana delle merci della Città.
In quel secolo, e fino alla prima metà del successivo, Termoli era un rilevante granaio alimentato da carri carichi di grano duro provenienti dai paesi dell’interno. Sui clivi della marina di Sant’Antonio era stato scavato un notevole numero di fosse, foderate da strati di paglia, dove il cereale veniva immagazzinato per essere poi caricato sui battelli e imbarcato sui legni al largo, la maggior parte dei quali provenienti dal napoletano.
Maria Brigida non si lasciò abbattere dalla sventura, ma reagendo con la forza della disperazione riuscì ad esercitare il ruolo di madre premurosa e lungimirante dando alle figlie, che giovanissime sposarono ragguardevoli uomini di rango, anche un’ottima educazione; si fece poi carico della gestione dell’attività commerciale del consorte con una determinazione e una energia impensabili in un giovanissima vedova in un tempo in cui il tempo della donna era diviso tra la famiglia e la chiesa; non distolse gli occhi dalla realtà che la circondava e rendendosi conto della miseria che affliggeva molte famiglie andò loro incontro con aiuti concreti; affrontò risolutamente la tempesta scatenatasi con l’arresto e la carcerazione dei suoi due figli, Basso Maria e Federico, ritenuti repubblicani e giacobini in quanto legati al Circolo culturale della Nobildonna Eleonora Frangipane di Castelbottaccio. Il ritorno a Ter-moli dei due fratelli avvenne dopo il 21 gennaio 1799, giorno in cui i Francesi entrarono a Napoli e il generale Jean Étienne Championnet, proclamata la Repubblica Napoletana, emanò un editto che restituiva la libertà ai prigionieri politici.
Una libertà vissuta per pochi giorni dai due Brigida. L’entrata in paese, con uno stratagemma, di un’orda di prezzolati sanfedisti segnò infatti la loro fine: catturati insieme ad altre ragguardevoli personalità locali vennero condotti incatenati, e malmenati e insultati durante il percorso, alla Torre del Mulino a Vento (oggi non più visibile perché ingabbiata da palazzi) dove il 3 febbraio vennero trucidati.
Maria Brigida riuscì a farsi carico dell’incolmabile dolore e lo sopportò,
A fine mese, un distaccamento di truppa francese comandato dal dottor Vincenzo Rossi di Bonefro, genero di Maria Quici per averne sposato la figlia Eleonora, giunse a Termoli per punire i responsabili della strage.
Nel momento in cui il plotone si accingeva ad eseguire l’ordine di esecuzione Maria Brigida si interpose tra gli assassini e i fucilieri proclamando, ad alta voce, che stanca del sangue versato in paese aveva deciso di perdonarli. E li perdonò.
Da qui l’accostamento alla storica matrona romana con la definizione di ‘Cornelia Termolese’.
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