“Non è una questione privata, ma una responsabilità collettiva”. Alla Brigida la giornata contro la violenza raccontata dai ragazzi ai ragazzi

“Non è una questione privata, ma una responsabilità collettiva”. Alla Brigida la giornata contro la violenza raccontata dai ragazzi ai ragazzi

 

“Scarpe rosse, Passi di speranza e libertà. Insieme verso un futuro senza violenza”: con un incontro nella loro scuola in via Panama, le classi seconde della scuola secondaria di primo grado Brigida di Termoli hanno dato il loro personale contributo per la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Lo hanno fatto lunedì mattina 25 novembre, nella giornata mondiale che ricorda le vittime di femminicidio, con un incontro in cui sono stati protagonisti: gli studenti hanno riflettuto sulla violenza e hanno prodotto nei giorni precedenti all’incontro insieme ai loro docenti  testi, immagini, riflessioni, poesie in cui hanno raccontato le donne vittime, hanno raccontato cosa è il vero amore.

L’incontro è stato ricco di voci che hanno portato la loro testimonianza: ad aprire gli interventi, moderati dalla professoressa Angela Del Vecchio, Antonio Russo, coordinatore dell’Ambito sociale del Comune di Termoli. “Penso che se queste giornate sono celebrate insieme a voi ragazzi possa essere di aiuto, per questo dobbiamo lavorare insieme a voi come istituzione per educarvi ai sentimenti”. L’avvocatessa Tina De Michele, legale da sei anni dell’associazione BeFree ha poi ribadito ancora una volta come “l’amore sia stato ben spiegato da una sentenza della Corte di Cassazione come un piano inclinato a rappresentare l’equilibrio che non c’è, una disuguaglianza che nasce dalla discriminazione e dalla violenza. Non esiste un identikit della donna che subisce violenza, tutte possono essere vittime, anche di quella economica e psicologica che sono le più subdole”. 

Tra i vari interventi, si sono susseguiti i ragazzi che hanno letto frasi, riflessioni, poesie e video realizzati anche negli anni passati. Poi la dottoressa Giulia Di Paola dell’associazione “Mai più sole – Non una di meno” ha sottolineato come “la violenza nasce da un impeto occasionale, ma è permeata nella relazione di coppia ed è difficile uscirne. L’errore sta anche nel senso del possesso che invece non deve esistere e in questo sbagliano anche alcune canzoni che lo raccontano. Dobbiamo rompere il silenzio, è la cosa più difficile ma bisogna partire da voi giovani. La donna è una farfalla libera. Si è liberi solo quando si è uguali”. 

Poi uno sguardo all’estero con il racconto della dottoressa Vivian Idahosa, mediatrice della cooperativa sociale Medihospes che ha portato le testimonianze dalla Nigeria, “lì la violenza è giustificata perché viene gestita in famiglia, non esistono le associazioni che aiutano le donna, ma loro sono costrette a subire, i mariti sono giustificati. Ecco perché sono qui, voglio aiutare anche loro e salvarle”. L’attenzione si è poi spostata in Europa con la dottoressa Carmela Basile di Europe Direct Molise che ha ragionato con i ragazzi sugli interventi dell’Europa e dell’Italia in materia. 

A seguire uno sguardo a come vengono raccontate le notizie dal punto di vista giornalistico con l’intervento della professoressa Elena Berchicci, giornalista di primonumero.it che ha spiegato agli studenti come i fatti di cronaca siano raccontati “con attenzione, rispetto e delicatezza perché al centro dei fatti ci sono sempre le persone e le loro storie, le loro famiglie”.

In conclusione in rappresentanza dell’associazione Salam Aps é intervenuta l’avvocatessa brasiliana Caroline Rosa a raccontare di come anche nel suo paese nell’America del Sud siano organizzati incontri a scuola, proprio come in Italia, per la prevenzione della violenza domestica e della violenza contro le donne. “Anche noi parliamo ai ragazzi, da noi la legge per la protezione delle donne è quella Maria da Penha approvata nel 2006, una donna vittima di violenza da parte del marito per molti anni, il Brasile ha impiegato 19 anni per condannare il colpevole e per questo è stato condannato da un tribunale internazionale a prendere misure per garantire una maggiore protezione alle donne”.

 

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